Nel LifeStyle Christmas Edition non poteva mancare il più famoso mental-coach italiano, Roberto Cerè, che ci racconta in esclusiva il suo Natale e i tutti i suoi nuovi progetti legati al 2020.
Roberto, generalmente come vivi il periodo natalizio?
È un momento perfetto per tirare le somme dell’anno. Perfetto perché si è più propensi all’introspezione, alla riflessione e alla condivisione. È diventato ormai un rituale ritrovarmi con i mie figli, con la donna che amo e un pugno di amici a fare un bilancio guidato di come sono andate realmente le cose nell’anno che sta chiudendo. Dal punto di vista famigliare io e la mamma dei bambini (siamo divorziati) abbiamo i ragazzi ad anni alterni. Quest’anno sono con me da Natale sino al nuovo anno. Andremo in crociera ai Caraibi, due settimane di sole e giochi. Due anni fa siamo andati in Tanzania per un safari strepitoso. Non avevo mai visto i mei figli (Sofia di 13 e Luca di 10) essere così entusiasti di svegliarsi alle 4 della mattina, tutte le mattina, per andare a “caccia fotografica” di leoni, rinoceronti, bufali…
Quali sono i ricordi del Natale di quando eri bambino?
Una magia! Ho avuto la fortuna e l’ingenuità di credere a Babbo Natale sino a 12-13 anni. Forse ero fesso, ma oggi sono felice di avere avuto tutti quei natali in cui rimanevo con il fiato sospeso per non fare rumore e non disturbare l’arrivo di Babbo Natale. Mi ricordo svegliarmi prestissimo per correre sotto all’albero e cercare i mei regali. Tanta serenità in casa, il calore di una madre e un padre che avrebbero fatto tutto per me e mia sorella. Sono veramente grato per l’amore che sono riusciti a darci per tutti quegli anni.
Cosa ti piacerebbe trovare sotto l’albero?
Giornate d’amore e di distensione. Ho voglia di connettere con i mei figli e con Sofia, la figlia di Antonia, la ragazza con cui condivido la mia vita da 4 anni. Il regalo più bello è vedere loro star bene, divertirsi e crescere sani. Abbiamo tutto quello che ci serve, e forse anche di più. A fare la differenza non sono più gli oggetti ma le esperienze che riusciamo a vivere insieme.
E all’Italia, idealmente, cosa faresti trovare sotto l’albero?
All’Italia farei trovare sotto l’albero una leadership ferma, rigorosa e giusta. L’Italia è un bellissimo paese da visitare, un pessimo paese nel quale crescere. Lo so che può sembrare un pensiero ingiusto ed eccessivo verso la nazione che mi ha visto nascere e crescere sino ai miei 30 anni. Ormai da 20 anni vivo tra la Danimarca, Montecarlo e Dubai. Culture diverse, valute diverse, religioni diverse… e stili di leadership diversi. Proprio questa diversità mi porta a vedere l’Italia (che amo profondamente) come un’anziana signora violentata e allo sbando. Un vero peccato, abbiamo dei punti di forza riconosciuti in tutto il mondo: l’arte, il senso estetico e del bello, i nostri architetti, i nostri chef, i nostri stilisti, ma anche il nostro cinema… eppure in assenza di una seria e illuminata guida diventiamo un paese dove l’intelligenza si trasforma in furbizia, e tutti cercano di prevaricare. E questo accade non perché si voglia essere “cattivi” ma perché non abbiamo un recinto nel quale muoverci, delle regole certe, delle punizioni certe, è valido tutto e il contrario di tutto.
Siamo a fine anno: tracciamo un bilancio di questo 2019 che per te è stato importantissimo…
Strepitoso!! Non avrei potuto sognare di meglio: tanto tempo con i miei figli, con Antonia, con le mie passioni; un evento da 2.000 presenze che per 5 giorni si sono fatti guidare a Montecarlo durante la Leadership Academy MICAP; una nuova edizione del MICAP (Master internazionale in coaching ad alte prestazioni); e soprattutto l’avvio dei lavori di costruzione dell’orfanotrofio MICAP Village a Pangani, in Tanzania. Sono molto felice e ancora più sereno. Le mie ragazze, Giovanna e Roberta, alla guida della mia organizzazione sono state molto brave ad alleggerire le mie responsabilità operative. Per cui: si!,sono molto soddisfatto.
Nel 2020, a livello lavorativo, quale traguardo ti piacerebbe raggiungere?
Portare il coaching nelle scuole medie superiori. In quella fascia di età dove i ragazzi e le ragazze vivono il confronto, il giudizio e il rifiuto. Un’età critica per le scelte che si fanno. Scelte che non sempre si possono comprendere a quell’età ma le cui conseguenze si portano sulle spalle per il resto della vita. Sono convinto che a questi ragazzi non debba essere solo insegnata la geografia, la matematica e la fisica, ma anche l’amore per se stessi, l’ingegnieneria dei comportamenti, e la capcità di presentarsi e di presentare le proprie idee.
E a livello personale?
Il 19 novembre 2020 compierò 50 anni. Mezzo secolo, un lasso di tempo generoso per mettersi in gioco e dimostrare a se stessi il proprio valore. Si chiude un capitolo importante – la fase dove sono cresciuto e ho costruito – per iniziare una nuova fase – quella dove aiuterò i mie delfini a crescere e a costruirsi. Sono orgoglioso di quello che i miei studenti stanno realizzando, molti di loro sono sul mercato da tempo con risultati sorprendenti, e questa è una grande gioia. Per il compleanno mi sono fatto un regalo: l’iscrizione alla 50esima maratona di New York. Compiamo 50 anni insieme, tutti e due a novembre. Quale modo migliore per dimostrare non sono poi così vecchio, se non correre una maratona! Sarà la mia undicesima.
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