Eve La Plume è la Regina del Burlesque, un Icona di stile ma soprattutto, una donna tutta da scoprire. Innamorata del suo lavoro, si ritiene fortunata ad avere questo “fuoco sacro” che anima da sempre, la sua vita. Un dono che, inevitabilmente, la “costringe” a lavorare con impegno per migliorare e perseguire quella bellezza, quell’eleganza che da sempre la ispira. Eve La Plume tra il 2009 e il 2011 appare in TV nel Chiambretti Night e in talkshow come Alle falde del Kilimangiaro, Porta a Porta, Maurizio Costanzo Talk, Lilit. Influenti riviste quali Playboy, Kult, Maxim, Marie Claire, Amica, Donna Moderna, Diva & Donna, Silhouette Donna, Grazia e Chi, pubblicano articoli dedicati alla performer, inusuale e unica. Nel maggio 2011 Vanity Fair dedica cinque pagine a Eve La Plume assegnandole il titolo di “Regina del Burlesque” in Italia. Eve La Plume con i suoi spettacoli sa incantare e sorprendere, oggi ci svela come si occupi di ogni dettaglio senza delegare e di quanta dedizione metta nel “fare” ciò che la rende felice.
“Lo stile è personale e deve poter aiutare a sentirci belle, a nostro agio secondo un modello di donna che ci somigli, alla quale ispirarci. Nel mio caso, non è un’epoca precisa, o una ricostruzione storica, ma un mix di anni che vanno dalla fine dell’800 dove prediligo gli abiti maschili, perfetti per la stagione fredda e gli anni ’20 e ’30 per i mesi caldi. Il trucco è ispirato agli anni ’50, la pettinatura e le onde degli anni ’30. Tutto viene filtrato dalla mia sensibilità, in un incontro di epoche diverse, che creano il mio personale stile”. Eve La Plume
Regina del Burlesque, icona di stile, performer: come nascono i tuoi spettacoli?
Generalmente, m’innamoro di un’idea, la scintilla che accende la mia creatività, alimentando la mia fantasia. Per esempio, è stato così per la Marchesa Luisa Casati, vissuta all’inizio del ‘900, un personaggio così ricco di spunti che ho fatto un intero spettacolo su di lei. L’ho studiata talmente tanto, che ho creduto di averla ingoiata. Questo legarmi a lei, mi ha fatta sentire responsabile, costringendomi a lavorare tantissimo per ritrarla in modo esaustivo e rispettoso. A lei era ispirato lo spettacolo del “Serpente”, che spesso il pubblico ha pensato riferirsi ad Adamo ed Eva. In altri, mi sono ispirata al mondo dei vecchi balocchi come Il Carillon, Il Cavallo a Dondolo, La Giostrina, che fanno sognare e che amo da sempre.
I tuoi spettacoli sono assai complessi e prevedono mesi di preparazione, non solo delle coreografie, ma anche per la progettazione e “costruzione” di tutto l’apparato scenico e i suoi complessi meccanismi. Quanto lavoro c’è per la messa in scena di un tuo spettacolo?
Una cosa che non si sa, è che io disegno e progetto ogni parte del mio spettacolo, comprese le scenografie, anche dal punto di vista tecnico: leve, meccanismi, montaggio e smontaggio. Anche le musiche, non sono semplicemente scelte ma, risuonate, smontate e adattate per me. Per i trasporti, devo costruire casse apposite, perché sono tutte cose fragili e delicate che se si danneggiassero, manderebbero in fumo mesi di lavoro. Mi occupo personalmente di ogni cosa, anche la più piccola: è davvero importante prestare cura alle scenografie e ai meccanismi dove impieghiamo viti, piccoli pezzi, che se andassero persi, rischieremo di non trovare più. Per uno spettacolo che dura cinque minuti, ci sono mesi di impegno e tanti anni di perfezionamento, in cui si sublima un enorme lavoro che si concentra in pochi minuti. Prima citavo alcuni spettacoli, come quello del Cavallo a Dondolo, anche questi pezzi li preparo personalmente con la cartapesta cerata e richiedono una grande cura nel trasporto. Insomma, nulla s’improvvisa, ma tutto nasce da un’idea e dalle mani che la realizzano. Infine, per la riuscita dello spettacolo, c’è bisogno di un grande lavoro da parte dei tecnici delle luci, che hanno un ruolo fondamentale per ricreare l’atmosfera giusta ed esaltare quello che viene messo in scena.
I tuoi costumi sono una vera e propria opera d’arte: disegnati con cura e ricchi di particolari. Sono costellati di pietre, perline, passamanerie che con maestria, tu stessa, cuci e prepari. Come sono conservati?
I costumi sono molto pesanti e non possono essere appesi, ma devono stare orizzontali esattamente come una volta si conservavano i paramenti religiosi, che, infatti, in questo modo si sono conservati perfettamente. Per questa ragione costruisco casse apposite sia per il loro trasporto, che per la conservazione. Dopo ogni esibizione, prima di essere riposti devono essere restaurati, perché durante lo spettacolo, li tratto molto male gettandoli a terra e, proprio per il loro peso e complessità, si danneggiano. I miei assistenti li raccolgono e li mettono in un angolo del camerino; al termine dello spettacolo, me ne prendo cura personalmente: possono essere saltate delle pietre, o avere subito danni che vanno sistemati. Prima di riporli, li cospargo di gocce di lavanda che è perfetta per la conservazione e infine vanno nelle casse. Preferisco vestirmi da sola, anche se non è semplice con i corpetti da allacciare, ma se me li metto, riesco anche a toglierli. Vestizione, svestizione e restauro, richiedono moltissima attenzione con costumi che sono tutt’altro che semplici, per cui solo io che li ho disegnati e cuciti, posso sapere come trattarli. Anche per le scenografie, sono molto attenta e solo i miei assistenti oltre me, ci possono mettere mano. Basterebbe perdere una sola vite, per compromettere il lavoro di mesi.
Nella vita di tutti i giorni, incontrandoti in metropolitana con i tuoi meravigliosi abiti e l’inseparabile ombrellino, non si può non rimanere colpiti. Come riesci a coniugare il tuo stile con il nostro tempo?
Ci sono cose di questo tempo che amo, vedi internet e tutta la tecnologia che l’oggi ci regala. Per altre sono “fuori dal tempo”. Nel tempo libero, lavoro anche se non ho niente da fare. Continuo a cucire, a fare, a creare cose. La notte, penso e progetto. Di giorno sono alla ricerca continua di materiali, accessori, stoffe che possano servire alla realizzazione dei miei costumi, dei miei abiti, di un nuovo spettacolo. Adoro i mercati, dove ricerco banchi che abbiano merce proveniente da stock, da negozi antichi e che, spesso, mettono in vendita a poco, cose preziose e rare. Si può acquistare a prezzi accessibili in quelli che non sono i circuiti della moda tradizionale, se solo si riesce a guardare con attenzione, esplorando con pazienza. Mi piace andare tra le bancarelle, con la curiosità e la voglia di “scovare” qualcosa d’interessante tra merce che sembra di poco conto. Ritrovo e ricerco artigiani (in Italia sono ancora tanti) che possano interessarmi per le loro produzioni che mi affascinano da sempre.
C’è qualche aneddoto di una tournée o uno spettacolo, che ha un posto speciale nei tuoi ricordi?
Ho avuto esperienze bellissime e anche i momenti negativi, spesso mi hanno divertito. Sono cresciuta artisticamente anche facendo spettacoli nei posti più sbagliati del mondo e ho collezionato bellissimi ricordi, avventure e disavventure. Tra tanti, ne ricordo uno che sembrava meno sbagliato di altri, perché faceva anche ristorante e quindi, teoricamente, adatto a uno spettacolo garbato come il mio. Appena arrivati, trovammo tutti impegnati a riparare il soffitto proprio nel punto in cui avrei dovuto esibirmi. Colava acqua piuttosto copiosamente e, poiché dopo un po’ era chiaro che non avrebbero risolto il problema, chiesi se non era il caso di trovare un’altra sistemazione. Il direttore, serafico, rispose che poiché lo spettacolo prevedeva che fossi in una vasca, quello era il punto perfetto e si sarebbe pensato che fosse una trovata scenica! Insomma mi esibii con l’acqua che scendeva dal soffitto e a pensarci ancora adesso… lo trovo davvero comico!
La situazione, purtroppo ha fermato anche i tuoi spettacoli. Dove avresti dovuto essere in questo momento?
Avrei dovuto essere in Germania per una lunga tournée che è stata rimandata, sperando si possa fare, all’anno prossimo. Mi auguro che per noi artisti sia possibile tornare a lavorare, al più presto. Purtroppo in Italia dobbiamo inventarci e reinventarci ogni giorno per sopravvivere, altro che Covid! Noi siamo abituati a combattere per lavorare e spesso veniamo dimenticati. Quando per l’emergenza ci è stato chiesto di darci da fare, tanti non ce l’hanno fatta proprio, sono crollati. Questa è una grave perdita, per tutti noi perché l’arte, in ogni sua forma è linfa vitale e rende la nostra vita, migliore.
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