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Intervista a Malandrino

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Malandrino - Foto Giulia Ballone

L’ispirazione è come la felicità: non sempre bussa alla porta

Malandrino volta pagina…

 

Malandrino, all’anagrafe Andrea, siciliano doc di Pachino (Siracusa) è nato il 6 ottobre 1990.

E’ un attento viaggiatore del suo tempo, che attraversa con la voglia di lasciare un segno.

Vanta una bella voce, profonda e calda che dal soul pop non disdegna l’elettronica e sperimenta il cantato rap, con l’energia di chi ha l’esigenza di raccontarsi. Oltre alle innate doti artistiche è una bella persona che è un piacere ascoltare quando racconta del suo essere cantautore.

Mostra senza falsi pudori con la sua musica il suo vissuto, i suoi passi nella vita e nella musica. L’abbiamo incontrato e tra una chiacchiera e l’altra ci siamo persi nei suoi racconti… di vita.

 

Cosa significa per te essere cantautore?

“Volare su ali di carta e aspettare che la pioggia di inchiostro ti invada, sotto un cielo imbiancato dalla luna” e lo dice come un innamorato, parlando del suo mestiere: non puoi non restarne colpito.

 

Quale motivazione ti spinge a comunicare attraverso le canzoni?

È il mio modo di lasciare una traccia; una sensazione che avverto dentro quando sento l’urgenza di scrivere o sfioro anche un solo tasto della tastiera.

Ognuno di noi da’ il proprio senso a questo viaggio che è la vita, sceglie di viverla come può o meglio come vuole…rischiando tutto, mettendo in gioco anche se stesso.

Io ho pensato che questo viaggio, per quanto duri, debba farlo ad occhi chiusi quando è il cuore a guidarmi, per poi aguzzarli un po’ di più quando mi trovo in qualche buco nero, ed uscirne così fuori.

Scrivendo canzoni posso raccontare tutto questo; vorrei lasciare una traccia di me. Chissà, qualcuno si ritroverà nel mio modo di affrontare le giornate sia che siano di pioggia o di sole, nel mio modo di combattere, di gioire, di sognare e anche di perdere.

Le mie canzoni sono il profumo che indosso e allo stesso modo sono frequenze che ti rimandano a ricordi, momenti, istantanee di ciò che hai vissuto.

Quindi, ecco, io c’ero, ci sono e ci sarò sempre, anche se prima o poi solo in un fil di voce.

 

Quale messaggio vuoi portare?

Oggi più che mai: volersi bene, che significa anche non perdere tempo a dimenticarci; piuttosto seguiamo nuove strade per trovare ciò che di noi è andato smarrito o semplicemente ci è ancora sconosciuto. Solo così, forse, saremo pronti per conoscere il mondo.

 

A quale pubblico ti rivolgi in particolare?

A tutti, ma spero in particolar modo che siano i miei coetanei ad ascoltare le mie parole.

 

I giovani della tua età, oggi, ascoltano la musica elettronica: in che modo li avvicinerai al tuo genere?

Io racconto me stesso. Chi ascolta lo percepisce; penso anche chi ama musica diversa possa fermarsi ad ascoltare. Sono uno autentico, che non si lascia soggiogare dalle mode, ma mi piace rinnovarmi, cambiare: un esempio? Mi sono fatto biondo: quando ho capito che andava di moda sono tornato del mio colore naturale!

 

Parli di un nuovo inizio: in che senso?

Parlo di autenticità; sono stato diversi anni senza pubblicare nulla, perché non avevo niente da dire. Ho aspettato di farlo,  ho vissuto e fatte esperienze per cui è tornata l’urgenza di scrivere e comunicare. Credo che un cantautore non dovrebbe cedere alle esigenze di mercato e scrivere a casaccio pubblicando la qualunque. È un po’ come l’esigenza di stare da soli dopo la fine di una storia. L’ispirazione è come la felicità: non sempre bussa alla porta.

È certamente anche un nuovo inizio, perché ho fatto un percorso, sono cresciuto e con me anche la capacità e la forza  di mettere a nudo le mie emozioni e di raccontarle.

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