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Milly D’Abbraccio, intervista e nuovo singolo

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Milly D’Abbraccio, intervista e nuovo singolo

Milly d’Abbraccio, ma quante… parole!

Milly D’Abbraccio: mesi fa l’avevamo incontrata in occasione del lancio del nuovo progetto musicale su Youtube Musik Tv. Questa estate è tornata in sala di incisione presentando il primo progetto da solista Parole, Parole ft. Brandon Lowe

 

Milly un ritorno oramai certo nel mondo della musica in veste di produttrice e interprete!

Certo, sono tornata alla mia prima passione: la musica. Esordii a 14 anni con il nome di Milly Mou. Sono sempre io ma questa volta con una nuova forma di comunicazione.

Addio per sempre all’hard?

Si. E’ 10 anni che mi sono ritirata dalle scene.

Com’è stato accolto questo nuovo lavoro accompagnato tra l’altro da un bellissimo video ?

E’ stato accolto bene e stranamente non ho ricevuto grandi critiche! Lo abbiamo girato in Sicilia.

La scelta di un brano cult di Mina non è stata da poco…

Lo so, ma è una canzone che ho sempre cantato e volevo fare un omaggio in versione dance. Tra l’altro mi accompagna Brandon Lowe un vero talento che spero possa avere il successo che merita… Mi auguro che possa arrivare a Sanremo!

Ti vedremo sul palco con lui?

E chi lo può sapere? Sicuramente sarebbe bellissimo salire sul palco dell’Ariston anche se sarei già felicissima se potesse parteciparvi lui.

Rocco Siffredi è salito sul palco dell’Ariston…

E’ vero! Sicuramente sarebbe un fatto non da poco anche se oggi Milly comunica attraverso la musica. Sono sempre stata controcorrente, non mi sono mai preoccupata delle critiche o dei moralisimi: ho fatto quello che volevo fare e penso di esserci riuscita. Oggi penso a cantare, a condividere con le persone che mi seguono un mondo che ho sempre amato!

Hai dei rimpianti?

No. Assolutamente. Magari non avrei abbandonato la musica per così tanto tempo. Sono sempre stata attirata dalle sfide, dalle situazioni difficili, dal proibito: quanto ho esordito l’hard era qualcosa di bandito, oggi non più.

Ti piacerebbe partecipare ad un reality?

Certo! GF Vip oppure l’Isola del famosi. Lo farei per spingere il mio canale e giovani talenti che ne fanno parte.

Parole, parole, parole… ma quante parole sono state scritte su di te!

Già, tante… troppe! Ma sono felice così. Ho scelto questa canzone anche per sdrammatizzare.

 

 

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Flaminia Bolzan e il suo libro Turchese

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Flaminia Bolzan e il suo libro Turchese

Turchese, il nuovo libro di Flaminia Bolzan

Esce il 20 settembre 2018 Turchese (Do It Human), il nuovo libro di Flaminia Bolzan.

La prefazione è di Andrea Vianello, vicedirettore di Raiuno.

Protagonista del racconto è Turchese, una ragazza che ha trent’anni, di incosciente e delicata bellezza, poca voglia di lavorare e la sicurezza presuntuosa di chi appartiene a una ricca famiglia. Vive a Roma, lontana dalla routine borghese, sospesa in un mondo di irrequieta infelicità. Ma di questo ne parliamo più in avanti con l’autrice.

Chi è Flaminia Bolzan

Flaminia Bolzan Mariotti Posocco, nata a Roma nel 1987 è Psicologa e Criminologa, come dottoranda segue un progetto di ricerca su sport e
carcere presso l’Università di Roma Foro Italico.

Collabora con la cattedra di Diritto Penale della LUISS Guido Carli, insegna in numerosi master e seminari a indirizzo criminologico ed è consulente tecnico in alcuni tra i casi di cronaca nera più rilevanti nel panorama nazionale. È spesso ospite di trasmissioni televisive e radiofoniche. È appassionatissima di tennis, di Charles Bukowski e del cinema di Tarantino.

L’intervista

Come ti è venuta l’idea di scrivere un libro?

Sin da bambina ho sempre amato scrivere, di tutte le forme artistiche è l’unica per cui mi sono sempre sentita portata e poi trovo che la scrittura sia un modo “alternativo” di tirare fuori quelle emozioni che altrimenti facciamo fatica a lasciar uscire, per metterci in contatto con noi stessi. Poi ti confesso che ancora oggi, nell’era del digitale, se devo scrivere una cosa importante, una lettera, un pensiero che mi sta a cuore, preferisco farlo con la penna. Lo trovo intimo, reale e personale. L’idea di questo libro è stata in parte un caso. Avevo cominciato, usando le note del mio iphone, a buttare giù una serie di raccontini che avessero un filo, una sorta di diario di un personaggio inesistente. Senza velleità. Poi c’era un sogno, ben riposto in un cassetto, scrivere prima o poi un romanzo. E quando è arrivata la proposta…forse i tempi erano maturi, non potevo certo rifiutarla.

Ti ammiriamo in tv come esperta criminologa e psicologa. Perché hai preferito un racconto a un focus sulla tua professione?

In questi anni ho pubblicato diversi saggi e articoli, divulgativi e scientifici, che hanno a che fare con la mia professione e l’ho fatto sempre con grande piacere e interesse, ma con un altro spirito. Un romanzo è completamente differente, puoi metterci dentro ciò che desideri, pezzi di mondo reale e inventato visto attraverso i tuoi occhi, devi costruire una storia, trasportare il lettore dall’inizio alla fine e sperare che che questo possa suscitare in lui un interesse o che arrivi in qualche modo al suo cuore, un po’come quando uno si appassiona alle vicende dei protagonisti di un film o di una serie tv. L’idea è quella di fare in modo che almeno per un po’chi legge possa amare o incuriosirsi della vita dei miei personaggi.

La scelta del titolo, nonché della protagonista, ricade su un colore. Come mai?

I colori sono emozioni. Il Turchese è una pietra, ma anche un simbolo, un po’come la mia protagonista che ha un nome distonico rispetto alla sua personalità. Ha un lato oscuro abbastanza spiccato che si contrappone alla serenità che trasmette questo colore. Le stava bene…e ho puntato tutto su di lei

Sei un affermata psicologa: quanto c’è di “vissuto” in questa storia raccontata?

Di “vissuto” a dire la verità molto poco, ma c’è qualche particolare che amo e che in effetti fa parte della mia quotidianità, come Roma, la cittá della mia vita con il caos dei suoi quartieri e certe architetture che ancora mi lasciano a bocca aperta. Devo poi ammettere che nella caratterizzazione dei personaggi…ho messo un pizzico di tutto quello che ho visto in ogni persona che ho incontrato nel mio cammino, facendo un mix strampalato che potesse renderne l’unicità. Insomma, ho costruito ogni soggetto con vari pezzettini del lego che è l’umanitá.

Dove potremo acquistare il tuo libro?

Sarà distribuito in parecchie librerie, ma può anche essere comodamente ordinato on line, su Amazon o direttamente dal sito della casa editrice. Insomma…non ci sono scuse per non prenderlo

Adesso sarai impegnata nella promozione di quest’opera. Ma stai già pensando a un altro racconto?

Si, mi piacerebbe continuare a raccontare la storia di Turchese…nell’evoluzione del suo personaggio, della sua vita, dei suoi cambiamenti. Il mio sogno sarebbe che qualcuno, dopo aver chiuso questo libro, mi facesse questa semplice domanda. “E poi?”

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Mediterranean Health & Beauty: intervista al Direttore

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Mediterranean Health & Beauty: intervista al Direttore

Prosegue con successo l’appuntamento con Mediterranean Health & Beauty, l’evento organizzato da BolognaFiere Cosmoprof.

Durerà fino al prossimo 16 settembre all’interno della Fiera del Levante di Bari (Padiglione 7)

Nei giorni scorsi abbiamo incontrato Roberto Valente, direttore della rassegna.

L’intervista


 “Siamo alla terza edizione di Mediterranean Health & Beauty. E’ un momento in cui portiamo una piccola pillola di Cosmoprof, che viene realizzato a Bologna.

Questa collaborazione nasce per approfondire il tema della bellezza a Bari. Abbiamo ampliato l’offerta con una parte dedicata al pubblico professionale delle estetiste con giornate di formazione, dal massaggio alla gestione dell’impresa”. 

Prossimi appuntamenti?

Estethiworld a Milano, dal 6 all’8 ottobre 2018, e poi il 14 marzo a Bologna il Cosmoprof. 

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Valeria Graci: l’intervista

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Valeria Graci: l’intervista

Valeria Graci ha da poco concluso l’esperienza estiva con Quelle Brave Ragazze, il programma condotto insieme a Veronica Maya, Arianna Ciampoli e Mariolina Simone andato in onda su Rai1.

Un’estate di successo per questa trasmissione che ha catturato l’attenzione degli italiani e che, sicuramente, meriterebbe di proseguire anche in inverno per via degli interessanti argomenti trattati. Il tutto reso piacevole dalla nota di simpatia che la Graci è riuscita a infondere.

Per noi di Lifestyleblog.it Valeria Graci è stata una piacevole conoscenza e “scoperta” di questo 2018, avendo avuto l’occasione di essere ospiti a Sanremo nel programma condotto insieme a Manila Nazzaro su Radio Zeta. 

Detto questo, abbiamo chiacchierato con lei al termine di questa seconda stagione di Quelle Brave Ragazze.

Secondo anno e un “bis” di successo con Quelle brave ragazze. Che esperienza è stata per te? Che estate hai vissuto?

Questa è stata un’estate molto particolare, di conferme lavorative.

Non solo da un punto di vista di ascolti, andati in crescendo, ma anche per aver consolidato l’amicizia e il rapporto con le altre ragazze, soprattutto con Arianna e Veronica (Ciampoli e Maya, ndr).

E’ stato decisivo e di svolta, per il nostro rapporto e per quello che verrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

Quando scrivevo i post indicavo sempre “Saxa in the city”. Era questo che era diventato quel camerino, quello studio. Era un rifugio, ognuno di noi per una motivazione. A me per motivi personali: è stata un’estate di grandi sorprese di grandi cose belle e inaspettate. E anche di tanti momenti emozionanti e anche non bellissimi. E’ stata un’estate mista per me.

Da un punto di vista lavorativo abbiamo consolidato, non solo a livello lavorativo di ascolti e di programma, anche di amicizia.

Il fatto che l’azienda abbia voluto investire su di noi mezz’ora in più è stata una grande scommessa.

Ovviamente ha fatto sì che gli ascolti riuscissero a mantenere la curva anche con quella mezz’ora in più: non è stato facile. Soprattutto in estate, in quella fascia oraria e avendo una contro programmazione di repliche.

Detto questo è stata una bella estate ricca di belle sorprese, una su tutte i miei amici. Uno in particolare che mi ha organizzato festa del compleanno. Quindi è come se lo avessi festeggiato più di una volta. Un bel finale che ha chiuso quest’estate, che è avvenuta l’ultimo giorno delle brave ragazze. Come se avessi chiuso questi tre mesi lavorativi con questa super mega festa, molto bella e sono molto grata ai miei amici.

A Quelle Brave ragazze si festeggia Valeria Graci

Festa di compleanno: Axé di Villa Borghese

Terminato questo impegno, cosa ti aspetta livello professionale?

Ripartiremo con Striscia la Notizia. Non posso svelare cosa farò perché ci sto lavorando e sto affinando il personaggio nuovo.

Posso dire che è un personaggio in vista in questo momento. Nonostante le caratteristiche fisiche completamente diverse faremo in modo che possa divertire sempre come tutti gli altri personaggi.

L’esperienza radiofonica con Radio Zeta ti ha “regalato” un’amicizia speciale con Manila Nazzaro…

Di Manila posso dire che è stato il regalo più bello del 2018. Un anno non iniziato per me nel migliore dei modi per quanto riguarda la sfera privata.

L’ho conosciuta alla fine dello scorso anno, poi abbiamo iniziato subito a lavorare insieme. 

Manila è stata una svolta nella mia vita, sono molto grata alla vita e anche a Radio Zeta, che mi ha fatto incontrare lei.

E’ una donna meravigliosa, molto forte, è stata veramente un’amica con me e lo è tutt’ora. Tra amiche ci si aiuta: se non avessi avuto lei, dove sarei andata a sbattere la testa in questi mesi?

Manila Nazzaro e Valeria Graci

Valeria e la moda: cosa non manca mai nel tuo armadio?

Non mancano tante cose nel mio armadio, anzi ci sono troppe, troppe cose. Sicuramente pantalone nero e scarpa da tennis, mista al tacco altissimo e alla gonna anni ’50. Quelli non possono mancare mai.

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Intervista a Malandrino

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Malandrino - Foto Giulia Ballone

L’ispirazione è come la felicità: non sempre bussa alla porta

Malandrino volta pagina…

 

Malandrino, all’anagrafe Andrea, siciliano doc di Pachino (Siracusa) è nato il 6 ottobre 1990.

E’ un attento viaggiatore del suo tempo, che attraversa con la voglia di lasciare un segno.

Vanta una bella voce, profonda e calda che dal soul pop non disdegna l’elettronica e sperimenta il cantato rap, con l’energia di chi ha l’esigenza di raccontarsi. Oltre alle innate doti artistiche è una bella persona che è un piacere ascoltare quando racconta del suo essere cantautore.

Mostra senza falsi pudori con la sua musica il suo vissuto, i suoi passi nella vita e nella musica. L’abbiamo incontrato e tra una chiacchiera e l’altra ci siamo persi nei suoi racconti… di vita.

 

Cosa significa per te essere cantautore?

“Volare su ali di carta e aspettare che la pioggia di inchiostro ti invada, sotto un cielo imbiancato dalla luna” e lo dice come un innamorato, parlando del suo mestiere: non puoi non restarne colpito.

 

Quale motivazione ti spinge a comunicare attraverso le canzoni?

È il mio modo di lasciare una traccia; una sensazione che avverto dentro quando sento l’urgenza di scrivere o sfioro anche un solo tasto della tastiera.

Ognuno di noi da’ il proprio senso a questo viaggio che è la vita, sceglie di viverla come può o meglio come vuole…rischiando tutto, mettendo in gioco anche se stesso.

Io ho pensato che questo viaggio, per quanto duri, debba farlo ad occhi chiusi quando è il cuore a guidarmi, per poi aguzzarli un po’ di più quando mi trovo in qualche buco nero, ed uscirne così fuori.

Scrivendo canzoni posso raccontare tutto questo; vorrei lasciare una traccia di me. Chissà, qualcuno si ritroverà nel mio modo di affrontare le giornate sia che siano di pioggia o di sole, nel mio modo di combattere, di gioire, di sognare e anche di perdere.

Le mie canzoni sono il profumo che indosso e allo stesso modo sono frequenze che ti rimandano a ricordi, momenti, istantanee di ciò che hai vissuto.

Quindi, ecco, io c’ero, ci sono e ci sarò sempre, anche se prima o poi solo in un fil di voce.

 

Quale messaggio vuoi portare?

Oggi più che mai: volersi bene, che significa anche non perdere tempo a dimenticarci; piuttosto seguiamo nuove strade per trovare ciò che di noi è andato smarrito o semplicemente ci è ancora sconosciuto. Solo così, forse, saremo pronti per conoscere il mondo.

 

A quale pubblico ti rivolgi in particolare?

A tutti, ma spero in particolar modo che siano i miei coetanei ad ascoltare le mie parole.

 

I giovani della tua età, oggi, ascoltano la musica elettronica: in che modo li avvicinerai al tuo genere?

Io racconto me stesso. Chi ascolta lo percepisce; penso anche chi ama musica diversa possa fermarsi ad ascoltare. Sono uno autentico, che non si lascia soggiogare dalle mode, ma mi piace rinnovarmi, cambiare: un esempio? Mi sono fatto biondo: quando ho capito che andava di moda sono tornato del mio colore naturale!

 

Parli di un nuovo inizio: in che senso?

Parlo di autenticità; sono stato diversi anni senza pubblicare nulla, perché non avevo niente da dire. Ho aspettato di farlo,  ho vissuto e fatte esperienze per cui è tornata l’urgenza di scrivere e comunicare. Credo che un cantautore non dovrebbe cedere alle esigenze di mercato e scrivere a casaccio pubblicando la qualunque. È un po’ come l’esigenza di stare da soli dopo la fine di una storia. L’ispirazione è come la felicità: non sempre bussa alla porta.

È certamente anche un nuovo inizio, perché ho fatto un percorso, sono cresciuto e con me anche la capacità e la forza  di mettere a nudo le mie emozioni e di raccontarle.

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Beppe Convertini a DDWM 2018: l’intervista

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Beppe Convertini a DDWM 2018: l’intervista

#DDWM 2018: Beppe Convertini tra le celebrities presenti all’evento di Maratea.

Non soltanto dell’evento, l’attore ha parlato anche di progetti futuri.

Maratea è una perla del Tirreno ed è un gioiello della nostra Italia” – dichiara Beppe Convertini, che aggiunge – “Girando in lungo e in largo l’Italia per teatro, presentando show, questa città è una bellezza da valorizzare e far conoscere nel mondo.

L’unione turismo e wedding può portare un turismo alternativo a Maratea che ha già di suo un flusso. Presentando Le giornate del cinema lucano, ho riscontrato che c’è già un movimento, non soltanto di addetti ai lavori. C’è un mare meraviglioso e, nel caso di Villa del Mare di Mariangela De Biase, una location meravigliosa: ci torno con piacere, è come stare a casa. Trovi la bellezza della natura, l’accoglienza di una donna straordinaria e posto incantevole.

Prossimi impegni?

Il 25 ottobre ho una mostra sulla mia ultima missione umanitaria in Birmania, dove illustrerò la ia ultima missione.

Un film in uscita..

C’è un film che uscirà in inverno, Il Quaderno nero dell’amore. Una sorta di film che parla di amore ma che farà sorridere, ridere e giocare con quello che è il sesso.

Il tuo ruolo?

Sarò il terzo incomodo: nella coppia arriva il terzo che sono io. Ecco perché romantico, divertente ma anche leggermente sessuale-erotico.

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Francesca Rettondini a DDWM 2018: l’intervista

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Francesca Rettondini a DDWM 2018: l’intervista

Francesca Rettondini madrina della prima edizione di Discover Destination Wedding Maratea 2018 dell’Italian Wedding Award 2018. 

Cosa si prova a dare il via a questa prima edizione?

Adoro le cose che nascono, sono momenti vitali e innovativi. Tutto quello che nasce e cresce lo accolgo volentieri. Emozionante essere la madrina, è bello. Ringrazio Mariangela De Biase che è la creativa, la mente di questo evento e mi onora tantissimo. 

Quello della wedding è un mestiere nuovo ed è giusto che venga riconosciuto come merita. E’ un lavoro che ha bisogno di cura, fantasia e creatività. Merita un riconoscimento attraverso un win…

Progetti futuri?

Mi occupo di produzione cinematografica, inizierò il mio primo progetto a marzo 2019. Poi produco ogni anno Starlight Cinema Award, premio che viene consegnato a Venezia, e ho fatto un cortometraggio. Voglio lasciare il segno con qualcosa di importante

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Tiromancino: intervista a Federico Zampaglione (Fino a qui)

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Tiromancino: intervista a Federico Zampaglione (Fino a qui)

Grande successo per Fino a Qui, il nuovo album dei Tiromancino del quale vi abbiamo parlato nei giorni scorsi.

Non è soltanto un disco, ma è un insieme di pensieri, emozioni, amori, ricordi, canzoni e amici. Di questo ne abbiamo parlato con Federico Zampaglione, frontman e voce della band.

Fino a qui il titolo del tuo nuovo album che traccia una sorta di bilancio della tua carriera con un occhio diverso e uno sguardo al futuro.

Non è il classico disco con le canzoni rivisitate, ma una cosa nuova: riarrangiata, risuonata, rivista con tutti questi ospiti meravigliosi. E con degli inediti a cui tengo tanto perché rappresentano l’oggi, raccontando anche quello che sta succedendo in questi ultimi mesi della mia vita. Perciò lo definisco un disco che riassume il passato, il presente e lo fa in maniera divertita, nel senso che i duetti sono stati fatti col piacere di condividere, di divertirsi a duettare, a sperimentare. E’ stata più una cosa di cuore, un regalo che mi sono voluto fare ma anche un regalo di amici.

30 anni di carriera racchiusi in 12 brani, dove sei riuscito a coinvolgere il meglio della musica italiana. Su cosa è ricaduta la scelta delle canzoni? Immagino non sia stato facile selezionare tra i tuoi capolavori…

Ho scelto le più conosciute e significative, quelle per cui siamo conosciuti al grande pubblico. Ma anche quelle canzoni che danno un’idea precisa del nostro lato più sperimentale, come “Muovo le ali di nuovo”, “Giorni migliori”, “Strade”. Canzoni meno conosciute ma rifatte con questi musicisti che vengono dalla scena più indie. Rappresenta quel lato sperimentale che secondo me è fondamentale per quello fatto in questi anni. Siamo stati sempre a metà tra la musica popolare, intesa come quella che si sente radio e classifica, ma abbiamo anche portato avanti con serietà lato più sperimentale indie, fatto di ricerca, esperimenti, di rischio anche. Non ci siamo mai seduti per fare la canzone di successo da cantare al karaoke. Abbiamo puntato su sonorità non convenzionali, sulla commistione di tanti generi, sull’utilizzo di arrangiamenti che non erano quelli della musica italana pop.

Per cui credo questo disco fornisca a 360 gradi una panoramica di tutti gli aspetti che hanno creato questa realtà. Parlavi di trent’anni di carriera…

Raccontaci…

Da una parte spaventa perché trent’anni sono davvero tanti sulla scena. Dall’altra parte non è facile restare sulla scena e rimanere così. E’ un piccolo orgoglio, nel senso che abbiamo cercato sempre uno stile personale, di non essere assuefatti dalle mode. Quando ti accorgi che va di moda uno stile diventa facile imitarlo per avere facili consensi. Mai fatto, abbiamo preso dei rischi, abbiamo cercato di imporre un livello qualitativo che, a volte ci ha fatto soffrire. Soprattuto in una realtà musicale come quella di oggi, in cui c’è la ricerca a massificare i numeri per un mese e creare canzoni che vengono dimenticate il mese dopo. Questo è una vergogna, chi ama la musica non accetterà mai una cosa del genere. ;a purtroppo è una punta di diamante del modo di lavorare: non fare canzoni che durino negli anni, ma che in quei due mesi faccia numeri da capogiro. Questo noi lo abbiamo rifiutato categoricamente, a distanza di anni le nostre canzoni originali vanno in giro in radio, cantante dai giovani dei talent. Dimostra che la qualità paga a lunga scadenza. Ed è un messaggio che voglio lanciare a tutti i giovani che si avvicinano a questo mestiere. Non vi mette illusioni, non pensate ai capelli agli orecchini ai brillantini, sono cose che non ti fanno stare sulla scena. Ti fanno diventare il fenomeno del momento ma quando passa quel momento, non rimani 30 anni sulla scena. E’ come un match di pugilato. Puoi fare un bel primo round, salire sul ring e cercare di stupire facendo il fenomeno. Il problema è rimanere fino al dodicesimo, sui tuoi piedi.

In questo album senza dubbio ha un sapore speciale il cameo con tua figlia Linda, che introduce il brano scritto per lei…

E’ stata una piccola partecipazione che ha fatto, ma per me è stato un regalo enorme, una ciliegina sulla torta. Nessuno meglio di lei poteva mettere una piccola sigla su “Immagini che lasciano il segno”, che è appunto la canzone per lei. E’ stata una gioia infinita anche il pensiero che un domani l’ascolterà e si renderà conto con quali lumi è stata messa in cartellone.

E, a proposito di felicità, Noi Casomai, uno degli inediti presenti nell’album, che è una sorta di inno all’amore che quando arriva ti sconvolge.

Una canzone scritta con Luigi SartoRemo Elia e Luca Sala, tre bravissimi autori. 

Abbiamo voluto puntare i riflettori sulla grande ballata. E’ stato un rischio: siamo usciti a fine agosto con i pezzi dell’estate che stavano spopolando. Un pezzo così impegnativo e intenso, e una tematica abbastanza adulta anche nel linguaggio, poteva essere un passo falso dal punto di vista del mercato. Ma alla fine penso che la gente penso riesca a cogliere le emozioni. Soprattutto quando qualcosa ti emoziona, ti entra dentro e ti smuove qualcosa e ti riconnette con aspetti della tua vita. Credo molto nel potere emozionale della canzone, è la molla che interessa di più. Arrivare al cuore è molto più bello che arrivare nelle orecchie. Vedo che le canzoni che amo di più mi hanno legato con gli autori, a cui vorrò sempre bene perché le canzoni scritte mi hanno aiutato a capire qualcosa di me o a far vedere la mia vita riflessa in quel pezzo. In questo modo diventa anche autentico quello che stai cantando. E’ anche bello quando mi dicono che una canzone rispecchia, c’è un piccolo modo di rivedersi.

Adesso la promozione del disco, poi il tour nel 2019…

Il tour 2019 sarà speciale perché fatto con l’orchestra. Già solo quello cambia tutto, non l’abbiamo mai fatta una tournée con l’orchestra, utilizzata solo nei dischi. Sarà la prima volta, uno spettacolo teatrale con 15 elementi tra fiati, percussioni, marimbe. Non sarà orchestra solo di archi ma mista, che creerà una sonorità più varia.

Sappiamo che sei molto legato ai Negramaro ed è notizia di questi giorni che Lele sta meglio

E’una bellissima notizia, è un episodio che ha colpito tutti. C’è stato tanto affetto e tanta presenza che probabilmente un pochino ha aiutato, con un’energia positiva, i familiari ed i ragazzi della band: non si sono sentiti soli nel gestire questa cosa.

Mi auguro di rivedere presto Lele e riabbracciarlo quanto prima. E’ una grande persona, un caro ragazzo, una persona sempre positiva e sorridente, sempre carina.

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Malika Ayane presenta Domino, il suo nuovo album

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Malika Ayane presenta Domino, il suo nuovo album

Malika Ayane presenta Domino, il suo ultimo disco (Sugar).

Album di inediti che segna il ritorno della cantautrice milanese sulla scena musicale. Un vero e proprio capolavoro, con un sound ricercato, e tanto altro che rende innovativo il nuovo progetto discografico di Malika Ayane

 

Domino: si riassume così il titolo del tuo album con tante canzoni che possono essere combinate come i tasselli del domino…

Sono tante scene diverse, perché c’è stata la presa di coscienza di tante canzoni diverse. Metterle insieme avrebbe richiesto una produzione che rendesse omogeneo il lavoro, ma che mantenesse il carattere e la diversità tra un brano e l’altro. Da qui il titolo: in base a come le combini, hai un effetto diverso. L’esempio dello shuffle nell’ascolto è curioso

Disco da due anime tradizionale e sperimentale: dipende dal tuo girovagare all’estero?

Dipende da come sono fatta. In questi tre anni che mi hanno separato da un disco all’altro, c’è stato un tour lunghissimo. Stare ferma e fare altre cose in questo periodo, mi ha ricordato che non esiste una verità assoluta nemmeno sugli esseri umani. Non siamo neanche la stessa persona nell’arco della giornata, siamo fatti di tante parti.

Dieci brani, dieci anni di carriera: che bilancio tracci?

Sono felice che tutto continua, senza grossi stravolgimenti o senza puntare a cose inarrivabili. Sono felici.

Prosegui intere tour e poi il tour live, con effetto domino e doppia anima

Non vedo l’ora di far ascoltare a tutti: spiegando non rende l’idea. Domino verrà presentato in due vesti, una teatrale con strumenti più acustici, un evento dedicato più ad ascolto e sfumature del suono. Quello nei club sarà caratterizzato da una maggiore durezza, anche se detto così sembra più un concerto heavy metal (sorride, ndr). In realtà sarà l’anima più club: solo ritmi, saremo io, il batterista e chitarrista: molta sperimentazione, sintetizzatori, con il canto ci sono io. Prevedo birrette, chiacchiere ad alta voce e ballo (sorride, ndr).

C’è una canzone del disco a cui sei legata maggiormente?

Sono tutte creature a cui tengo, alla base le ho scritte tutte partendo da zero. Non solo per i testi, come per Naif. Ma c’è un brano, Imprendibile, che è quello che sulla carta era meno logico. Brano prevalentemente parlato. Non pensavo potesse piacere ad altri oltre me, invece è piaciuto.

Il tuo primo singolo Stracciabudella, canzone molto bella ma con un titolo che desta spavento (ridendo, ndr). Come è venuto fuori?

Ci si dimentica di essersi innamorati con grande passione. Titolo venuto fuori quando la canzone era ancora in codice, parlando di emozioni forti che si concentrano nello stomaco. Con il mio co-autore, che è inglese, dovevo trovare il modo di far comprendere questa emotività e lui ha fatto il gesto dell’arrovvelmaento della pancia e quindi è rimasto questo titolo.

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Vincenzo Incenzo: Credo, l’album prodotto da Renato Zero

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Vincenzo Incenzo: Credo, l’album prodotto da Renato Zero

Vincenzo Incenzo: ecco Credo, il nuovo disco di inediti prodotto da Renato Zero.

La presentazione è avvenuta ieri, 25 ottobre 2018, presso La Feltrinelli di BARI (Via Melo da Bari, 119) 

Primo album per lui, che si presenta al pubblico come cantautore, dopo aver firmato, negli anni, alcuni dei pezzi più belli del panorama musicale italiano.

La video intervista

 «Scrivo per provare ingenuamente a volare, per ristabilire un equilibrio con il mondo in cui viviamo  commenta VINCENZO INCENZO in merito al suo primo progetto discografico dopo tanti anni “dietro le quinte”  Credo ancora che le canzoni possano avere un compito, parlare alla gente, sollecitare coscienze.

Mi piace raccontare il battito d’ali di una farfalla come il terremoto sociale.

Le canzoni possono fare cultura, pensiero, opinione. Possono, come è stato in altre stagioni.

Arrivo a questo progetto dopo un viaggio infinito: tanti successi per grandi artisti, teatro e musical importanti, saggi e romanzi; ho scritto senza sosta, sin da bambino, il mondo volava fuori dalla finestra come un pallone su un prato e io non riuscivo a lasciare la mia stanza, inchiodato lì, a cercare di rappresentarlo, di aumentarlo, anche a costo di non viverlo. Una malattia, un bisogno. Niente è cambiato crescendo, se non gli interlocutori e gli strumenti.

Sono rimasto sempre in quinta, in silenzio, ma ho sempre sognato di cantare quanto scrivevo. Sin dal primo giorno che misi piede al Folkstudio, a 17 anni. In quel locale storico, che aveva cullato i più grandi e che stava per chiudere i suoi battenti, tutti vedevano per me un futuro da cantautore.

Ora è come tornare al punto di partenza, a quel piccolo palco di Trastevere dove ho iniziato a cantare le mie canzoni. Mi sembra in qualche modo di recuperare il mio primo Credo, l’essenza più profonda di me stesso.

Quell’essenza che non si è mai spenta ma alla quale credevo ormai di dover rinunciare.

Lo devo a Renato, che si è accorto del mio grido mentre stavo in silenzio. Lavoravamo insieme al suo disco, e per caso è saltato fuori un mio provino. “Che aspetti?” mi ha detto.

Qualcosa da quel momento si è acceso e non si è più spento. Scrivevo una canzone al giorno e gliela inviavo per avere il suo immediato parere.

Avere un confronto del genere accende tutti gli special del cervello e del cuore.

Il lavoro è nato e cresciuto al suo fianco, ed ora è qui, per arrivare più lontano possibile. Vi assicuro che c’è tutto il mio cuore, la mia rabbia e le mie lacrime; e tutto quello che ancora non ero riuscito a dire».

 

L’album 

L’album è stato anticipato dal singolo “JE SUIS”. Io sono. Uno slogan, un manifesto all’esserci, alla partecipazione, sull’onda di una tragedia o di un’ingiustizia; slogan che però troppo spesso finisce per diventare solo il riflesso di uno sterile narcisismo fatto di like, di hashtag e di selfie, piuttosto che di reale e sincero interesse verso la causa. Così, mentre ci illudiamo di metterci in pace con il mondo, ci allontaniamo anni luce dalla realtà in cui viviamo, perché “si muore di dolore anche dentro un condominio / ma l’immagine virale è il salvataggio del pinguino”.

È possibile vedere il video di “JE SUIS”, per la regia di Gaetano Morbioli per Run Multimedia, al seguente link: La tracklist

Questa la tracklist dell’album “CREDO: “Je suis”, “La mia canzone per te”, “L’elefante e la farfalla”, “Prima di qualunque amore”, “Pensiero unico”, “Il primo giorno dell’estate”, “La canzone che sta passando”, “Cinque giorni” (guest Renato Zero), “I nemici dell’amore”, “L’acrobata”, “Dal paese reale”, “Salutami l’amore – intro”, “Salutami l’amore”.

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I Subsonica presentano il nuovo album 8 (VIDEO)

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I Subsonica presentano il nuovo album 8 (VIDEO)

E’ uscito il 12 ottobre 2018 8 (Sony Music), l’attesissimo album dei Subsonica. 

La band composta da Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja e Vicio torna insieme dopo quattro anni per presentare un nuovo lavoro di inediti, anticipato dal singolo Bottiglie Rotte.

8 è l’ottavo album della band che, oltre a evolversi nel proprio approccio alla musica e senza mai smettere di sperimentare, è riuscita a coinvolgere un pubblico sempre più ampio.

8 è la stilizzazione del tempo che gira su se stesso, è la rappresentazione dell’infinito, è l’occasione per ridefinire un punto di partenza dopo le pause individuali, ricominciando da dove tutto è iniziato. Ma è anche e soprattutto un album di riflessione attenta sul tempo presente.

Di questo ne abbiamo parlato con Samuel e Max Casacci a La Feltrinelli di Bari, in occasione del loro instore tour.

Guarda la video intervista

 

Le dichiarazioni

8 una sorta di ripartenza in grande stile…

(Samuel) Si, ci siamo ritrovati dopo alcuni anni di distanza in cui ognuno di noi ha intrapreso viaggio personale creativo. Avevamo preso percorso da soli strade divergenti. Quando ci siamo rincontrati per tirare le fila di quello che doveva succedere l’anno successivo, abbiamo pensato che modo miglior modo di ripartire fosse quello di ritornare ai luoghi sonori che ci hanno visto nascere. Quel mondo in cui i dj negli anni 90’ avevano ricostruito la musica. Siamo ripartiti da lì: questo album inizia con le sonorità che ricordano i primi album e passano attraverso la discografica , per arrivare alla fine dell’album in cui si tocca il presente e si spinge lo sguardo verso il futuro.

Gli album precedenti a 8 sono stati tutti importanti…

(Max) Ogni album ha un carico di responsabilità maggiore. Abbiamo sempre cercato, album dopo album, di essere identificabili con un suono e matrice, senza cedere alla tentazione di rimasticare formule consolidate. Ogni album ha cercato di alzare l’asticella. Anche in questo c’è uno sguardo al passato con gli occhi di oggi, anche nei testi si analizza il presente. Nonostante un presente di difficile interpretazione, molti brani si fanno carico di questa nostra abitudine che rende un album diverso dall’altro.

I Subsonica hanno il merito di aver scritto canzoni rimaste nella memoria.

(Samuel) Bel complimento. I Subsonica si fanno portatori di sonorità vissute sulla pelle ma in continuo mutamento. È facile perdersi nell’idea di seguire troppo il tipo di sonorità e non lasciare un segno. Il nostro amore per la canzone, ci ha sempre spinto a costruire un meccanismo tra suono e scrittura.

Passato, presente… e adesso futuro. Che vi vedrà impegnati nella conclusione dell’instore tour e poi con lo spettacolo live con il debutto in Europa.

(Max) Partiamo dall’Europa, in forma di viaggio. L’idea di ricominciare in questa modalità è stata per ritrovare noi stessi dopo un paio di anni in solitario. Un po’ perché attraversare l’Europa ha un significato particolare. Non va tanto di moda ma pensiamo sia una dimensione di riferimento molto forte, non solo musicale. Ma anche una lettura europea che vada al di là di normativa. Vorremmo dar vita a un racconto dell’Europa che accompagnerà il tour.

Ricordiamo 8, il nuovo album, in tutti i negozi di dischi, e poi…

(Samuel) E poi 8 bisogna provarlo dal vivo. Torneremo in Italia con una serie di concerti particolari. Abbiamo l’ambizione di costruire spettacoli da vedere, coinvolgenti. Ci sarà un palco molto particolare mai usato in Italia, che ci aiuterà a raccontarci dal vivo.

Anche in questo vi distinguete…

(Samuel) Lo facciamo da sempre, amiamo sperimentare non solo nella musica ma anche nella tecnologia live. I nostri concerti sono una grossa cerimonia collettiva di ascolto musica, ma anche di coinvolgimento fisico. Palco, luci, scenografie ci aiutano tantissimo a portare in giro questo spettacolo che sarà dirompente.

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Atlantico: il nuovo album 2018 di Marco Mengoni

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E’ Atlantico il nuovo album 2018 di Marco Megoni.

Disponibile dal 30 novembre prossimo su etichetta Sony Music, per la prima volta contemporaneamente in tutta Europa, questo nuovo lavoro conterrà 15 tracce inedite.

Per presentarle, Marco ha voluto organizzare ATLANTICO FEST – Attraversa la musica, tre giorni di eventi a Milano a partire da giovedì 29 novembre.

Per la prima volta un progetto musicale si traduce in occasioni di incontro.

Ma anche osservazione e condivisione, un nuovo modo di ascoltare attraverso diverse experience rivolte a tutto il pubblico.

Marco Mengoni: Atlantico è il nuovo album 2018

L’album

ATLANTICO è il racconto di due anni in cui Mengoni ha viaggiato per il mondo scrivendo nuove tracce potenti.

Segnano la crescita di uno dei cantautori più interessanti del panorama musicale italiano.

Ha firmato quasi tutti i brani avvalendosi di importanti collaborazioni e alcuni feat. internazionali.

ATLANTICO è un vero e proprio viaggio, un contenitore di sonorità, influenze, fotografie che Marco ha letteralmente raccolto durante questi due anni.

Tornato in Italia l’esigenza di scrivere lo ha portato in studio. Qui, con i suoi storici musicisti, è partita una session continua di due mesi di lavoro.

Successivamente è subentrato Christian Noochie Rigano.

A lui il compito di dare forma e abito ad alcuni brani che erano stati pre-prodotti da Marco. Il tutto con i suoi collaboratori alle Officine Meccaniche.

Per anticipare la release, Marco ha scelto sorprendentemente due brani, VOGLIO e BUONA VITA. 

Due diversi assaggi per descrivere le tantissime sfumature dell’album, due poli di un disco musicalmente gigantesco che avrà però il primo vero singolo in tutte le radio dal 30 novembre.

L’uscita dei brani è stata preceduta da una speciale anteprima in cinque città italiane dove, grazie alla collaborazione con Musement, Marco ha incontrato alcuni fortunati fan e ha condiviso con loro il primo ascolto dei due singoli.

Milano e l’Orto Botanico di Brera, Roma e il Chiostro del Bramante, Firenze e Palazzo Strozzi, Venezia e Cà Pesaro, Napoli e il Museo Pietrarsa: queste le cinque città e i luoghi dove la bellezza, uno dei temi portanti del progetto, viene esaltata.

 

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Giulia di Quilio: intervista all’attrice

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Eclettica attrice, Giulia di Quilio si divide tra cinema e fiction senza dimenticare il primo amore: il teatro.

Prima di tutto si definisce una donna e mamma fortunata.

Noi di Lifestyleblog l’abbiamo incontrata prima del suo debutto con lo spettacolo  Lezioni di Burlesque

Il tuo primo provino?

Mi viene in mente quello per lo Zecchino d’Oro a 5 anni, mi ha terrorizzato così tanto che non ho più avuto il coraggio di cantare da allora…

Il tuo film del cuore?

Da interprete o da spettatrice?
Come spettatrice ho amato moltissimo Tree of Life, del mio regista preferito Terence Malick, artista che è stato in grado di cambiare le sorti del cinema contemporaneo: ha inventato una narrazione completamente emotiva, e questo mi fa amare profondamente i suoi film. In Tree of life ritrovo la mia infanzia in provincia, le mie paure, persino le mie figure genitoriali… Da interprete, sicuramente La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino.

Il regista con il quale ti piacerebbe lavorare e perché?

Con tantissimi registi italiani ed internazionali, su tutti posso citare Matteo Garrone perché mi affascina molto il suo modo di lavorare con gli attori.
Il suo approccio documentaristico lascia molto spazio agli attori, come ho letto in diverse sue interviste, spesso nelle sue scene ci sono solo dei canovacci a delineare una situazione, e l’attore può giocare a improvvisare, ovviamente “da personaggio”, e questo lo trovo un modo di lavorare veramente creativo.

Al cinema sei stata diretta da Sorrentino, ci racconti un aneddoto legato alle riprese?

C’è una cosa che racconto sempre perché mi ha profondamente colpita e mi fa sorridere perché è una scena più Sorrentiniana di Sorrentino stesso. Quando ho girato la mia scena ne La Grande Bellezza, il tutto si svolgeva in una festa caotica, ed eravamo in un lussuoso appartamento con mega terrazza, in una palazzina davanti al Colosseo, erano le 5 del mattino, quindi per non disturbare, e per via delle varie ordinanze, eravamo senza audio reale, quindi  senza musica, e tutto era svolto sottovoce, e risultava davvero, davvero surreale vedere un “trenino” di gente scatenata nel silenzio più totale! Quando si dice “Una scena da film”!

La tua versatilità ti porta dal cinema alla fiction, ora impegnata in Un posto al sole che esperienza rappresenta per te?

Un’esperienza altamente formativa: girare dieci scene al giorno è una vera palestra, bisogna essere molto concentrati sia con la memoria, sia con le intenzioni,  perché i registi ruotano e spesso devi decidere da sola cosa fare e come.
L’ambiente partenopeo poi ha contribuito a farmi apprezzare quest’ esperienza, a partire dai colleghi, ad esempio Clotilde Sabatino, ovvero Giovanna Landolfi, che con me conduce le indagini nel ruolo di Commissario di Polizia. Lei ha subito instaurato un clima di complicità con me, e questo mi permette di dare il meglio. Lo stesso vale per Riccardo Polizzy Carbonelli e Nina Soldano, che con grande professionalità mi hanno accolta e fatta sentire una di loro.

Se ti dico Burlesque cosa ti viene in mente?

L’esperienza chiave della mia vita.
Grazie al burlesque ho imparato a gestire la scena e sono cresciuta molto come artista, perché nel burlesque ti esprimi a 360 gradi, sei regista dei tuoi numeri, dal concetto di partenza sino alla messa in scena. Grazie al burlesque mi sono liberata anche dei complessi sul mio corpo, imparando ad accettarmi e a mostrarmi in tutta la mia femminilità.
Quando mi sono avvicinata al burlesque non ero molto “a fuoco” come attrice, e grazie a questa esperienza ho capito il mio specifico, e il valore aggiunto della seduzione che letteralmente significa “portare a sé “, quindi portare l’altro, lo spettatore in questo caso, nel tuo mondo, in poche parole grazie al burlesque ho imparato ad esprimermi, ad esprimere il mio mondo come non ero mai riuscita prima.

Come spiegheresti quest’affascinante mondo ?

E’ il regno della femminilità, femminilità declinata come più piace all’artista che lo interpreta. Col burlesque si svela l’universo erotico e sensuale delle donne.
Infatti è un one woman show, in cui la donna/artista porta in scena il proprio corpo con orgoglio e consapevolezza, e racconta la propria storia  fatta di suggestioni che passano attraverso la musica, il costume, il trucco, le movenze ed il personaggio interpretato. Per questo piace così tanto alle donne: perché finalmente ci si può riconoscere in un’immagine forte e liberata, ma allo stesso tempo sensuale e femminile, che non passa attraverso stereotipi maschili, ma solo attraverso il proprio gusto e la propria sensibilità.

Sarai a teatro con lo spettacolo Lezioni di Burleque di cosa si tratta?

E’ la sintesi perfetta tra i miei due universi espressivi: il burlesque e la recitazione.
Nel 2016 ho scritto un libro sul burlesque, Eros e burlesque, edito da Gremese editore, e mi sono imbattuta nelle storie personali delle pioniere di quest’arte, in un’epoca in cui le donne erano perlopiù casalinghe, segretarie o  al massimo insegnanti di scuola elementare. Ed immergendomi in questi episodi ne sono rimasta così affascinata da voler tentare di rappresentarli in teatro, come persone in carne e ossa, e provare a raccontare il femminismo ante-litteram di queste dive meravigliose, tra performance e prosa.

Chi è  Giulia Di Quilio fuori dal palcoscenico o set?

E’ tante cose. E mi piace essere tante cose diverse. Non amo le definizioni, perché non sono solo un’attrice, come non sono solo una performer di burlesque, come non sono solo una mamma, e non sono solo una moglie, ma sono ancora tante altre cose oltre questo. Mi piace scoprire ogni volta un pezzetto in più della mia personalità, magari in contraddizione con le altre. Questo mi fa sentire sempre viva, e mi da lo stimolo per continuare a stupirmi della vita e delle esperienze che affronto.

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Ex-Otago: Sanremo 2019 e il nuovo album

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Ex-Otago: Sanremo 2019 e il nuovo album. Di questo se ne parla nella video intervista.

Ex-Otago a Sanremo 2019

È Solo una canzone il brano che gli ExOtago porteranno in gara alla 69esima edizione del Festival di Sanremo.

Il brano anticipa COROCHINATO, il nuovo album di inediti in uscita il prossimo 8 febbraio per Garrincha Dischi ed INRI e distribuito in licenza da Polydor/Universal Music Italia. Prodotto artisticamente daMatteo Cantaluppi, arriva a distanza di due anni e mezzo dall’uscita del loro ultimo album Marassi.

Solo una canzone è una dichiarazione d’amore, una ballad che racconta una fase dell’amore meno inflazionata, quella dell’amore “adulto”.

Come è più facile e immediato raccontare la passione iniziale oppure la rabbia che si porta dietro la fine di una storia, ci vuole una vita per comprendere la bellezza di un legame sereno e trasparente, che non si sgretola alla prima difficoltà e che deve essere nutrito giorno dopo giorno.

In questo pezzo, scritto e arrangiato da tutti e cinque i componenti della band e prodotto da Cantaluppi, gli ExOtago uniscono sonorità “nude” ed acustiche a una ricchezza orchestrale estremamente appassionata, come una dichiarazione, che comincia timidamente, con un pianoforte sottovoce, per poi animarsi ed arricchirsi man mano.

Il sapore indie-pop, marchio di fabbrica della band, però, non si perde nemmeno per un attimo.

Il nuovo album 2019

COROCHINATO è il nuovo album di inediti degli Ex-Otago, in uscita il prossimo 8 febbraio, prodotto da Garrincha Dischi ed INRI e distribuito in licenza da Polydor/Universal Music Italia.

Le dieci tracce del disco sono prodotte artisticamente da Matteo Cantaluppi, con cui prosegue la fortunata collaborazione iniziata con Marassi.

“Corochinato è un aperitivo tipico genovese dal 1886: una miscela azzardata tra vino bianco e infusione di varie erbe e spezie, tra cui la china che ne dà il caratteristico retrogusto. Viene servito a modico prezzo nei baretti del centro storico, ma è presente anche nelle migliori rivendite del centro di Genova e in periferia” – racconta la band, che spiega il parallelismo che li ha ispirati. “Quello che è da sempre l’aperitivo del dopolavoro, delle persone comuni, parla del nostro fare musica semplice, per tutti, parla della gente come noi che viene dalla periferia e che in ogni cosa che fa ci mette dentro sempre un po’ di Genova, inevitabilmente”.

Proprio come Marassi raccontava un quartiere di periferia, sempre fuori dai riflettori se non fosse per lo stadio e per il carcere, questo aperitivo viene preso come esempio e simbolo di tutti quei prodotti profondamente legati ad un posto, che non sono mai esportati e per questo sono estremamente rappresentativi. E proprio come ogni grande città ha la propria Marassi, ogni città ha il proprio COROCHINATO.

L’album, il sesto della band, è stato anticipato dal successo estivo del primo singolo Tutto bene e dal brano Questa notte, che ha già superato il milione e mezzo di stream su Spotify.

Lo speciale rapporto tra la band e Genova è raccontato anche in EX-OTAGO – Siamo come Genova, il docu-film che verrà presentato in anteprima il 2 febbraio al Seeyousound 2019 di Torino. Firmato da Paolo Santamaria, prodotto da I Wonder Pictures, Garrincha Dischi e INRI in collaborazione con MUSEX, racconta la band come mai prima d’ora, attraverso immagini live, retroscena e testimonianze di vita quotidiana, dal successo di Marassi alla creazione di COROCHINATO. Il docu-film sarà distribuito nelle sale italiane dal 18 al 20 febbraio da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection nell’ambito delle I Wonder Stories.

Il tour 2019

Proseguono intanto le vendite dell’attesissimo COSA FAI QUESTA NOTTE? TOUR 2019, che vedrà la band tornare sui palchi dei più importanti club e teatri d’Italia, e che partirà dal Teatro della Concordia di Torino il prossimo 30 marzo. Il tour arriverà anche a Firenze (Obihall, 31 marzo), Padova (Gran Teatro Geox, 4 aprile), Milano (Fabrique, 5 aprile), Senigallia (Mamamia, 6 aprile), Bologna (Estragon, 9 aprile), Roma (Atlantico, 10 aprile) e Bari (Demodè, 12 aprile).

Chi sono gli Ex-Otago

Gli Ex-Otago sono: Maurizio Carucci (voce, tastiere e cori), Francesco Bacci (chitarra elettrica, basso e cori), Simone Bertuccini (chitarra acustica e basso), Olmo Martellacci
(tastiere e basso) e Rachid Bouchabla (batteria e percussioni).

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Pupi Avati: “Bisogna sognare l’impossibile”

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Inaugurata a Monopoli (Bari) la mostra fotografica “Pupi Avati. Parenti, amici e altri estranei”. 

Realizzata in collaborazione con la Cineteca di Bologna e dedicata ai cinquant’anni di cinema del regista.

L’esposizione, che ripercorre la storia di uno dei più interessanti, poliedrici e prolifici autori del cinema italiano. 

Resterà a disposizione del pubblico fino al 30 marzo 2019, giornata conclusiva del Sudestival.

“Bisogna abituarci a fare sogni grandi, mai limitarsi a sogni piccoli. Oggi la consuetudine è di sognare in piccolo, sognare attraverso la ragione che induce a fare sogni modesti, possibili. Bisogna sognare l’impossibile, l’improbabile.
Guardandomi intorno, mi sono detto “Chi ha fatto tutte queste cose?” Ero un io, avevo stesso cognome e codice fiscale che ha immaginato di poter fare queste cose qua. Ma sto immaginando di farne altre: non illudetevi che mi sia limitato a questo”.

Cosa sogna di realizzare ancora?

“Quando ho computi 80 anni ho fatto un elenco di cose che devo fare. Mi sono regalato un futuro sconfinato. Non mi toglierò di torno troppo presto, sono troppe le storie che voglio ancora raccontare, su tutte quella di Dante Alighieri”.

Pupi Avati con Michele Suma, direttore del Sudestival (Foto Life in frames)

Pupi Avati con Michele Suma, direttore del Sudestival (Foto Life in frames)

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Valerio Mastandrea: esordio da regista con RIDE

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Ride è il film che segna l’esordio alla regia dell’attore Valerio Mastandrea (foto Life in Frames).

Presentato all’ultimo Torino Film Festival, è stato proiettato nel corso del Sudestival.

Il film racconta la storia di una donna che a seguito della perdita del marito in un incidente sul lavoro si trova a fare i conti con se stessa e il dolore che la travolge.

Mastandrea, nel corso dell’evento di Monopoli, ha così risposto alle tante curiosità legate a questa pellicola, in primis lavorare con Chiara Martegiani, attrice protagonista nonché sua compagna.

“Condividere un lavoro con una compagna non era mai successo” 

Come nasce questo film?

Era una storia che mi suonava in testa da tanti anni. Intorno ai primi anni 2000 ho letto interviste a diverse donne di morti sul lavoro. C’erano interviste anche due-tre giorni dopo. Mi chiesi perché non lasciavano in pace questa gente, che magari non riusciva a stare male o non riusciva ad elaborare la perdita. E mi è rimasta in mente. In questo film si sono accavallati tanti altri temi, tra cui quello padre-figlio o figlio-mamma. Nel primo film è come se uno vorrebbe far vedere tutto quello che c’è.

Qual è il personaggio nel quale ti riconosci?

Ogni personaggio che ho affrontato, l’ho sempre riempito di cose mie, non facendo mai me stesso. Un personaggio che mi è vicino e che ho amato tanto è Stefano Nardini, del film “Non pensarci” di Zanasi. Un personaggio inadeguato alla vita, mi è rimasto in mente. Tanto è vero che con il regista ci telefoniamo per raccontarci delle “nardinate”.

Ti abbiamo ammirato nel film L’odore della notte. Puoi raccontarci qualche aneddoto?

È stato l’ultimo film di Caligari. Per produrlo ha tentato di invitare Scorsese a darci una mano per fare il film. Lettera inascoltata, che fu pubblicata su un quotidiano, ma che ha smosso alcuni finanziatori. Non amava queste cose teatrali, non parlava della sua malattia. L’odore della notte è il film che ci ha fatto incontrare e mi ha fatto scoprire il cinema di Claudio. Il suo cinema è stato il più grande insegnamento che mi ha dato.

Quanto c’è di vissuto in Ride con temi e volti?

Alcuni attori, tra cui gli anziani protagonisti, a conti fatti mi ricordano qualcosa. C’è tanta roba che ho vissuto tra attori e registi con i quali ho lavorato.

Di Claudio Caligari è difficile portare nel film qualcosa. E’un maestro che non ho compreso fino in fondo, ma da lui ho capito che l’amore per qualcosa ti allunga la vita. Ho conosciuto Claudio morente davanti un monitor, aveva voglia di fare questo film tanto è vero che ha vissuto di più.

Il cinema di Claudio ho tempo per studiarlo, ma le sue piccole cose mi tornano in mente. La cosa che più mi manca e che non mi potrà devastare per questo film.

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Luca Zingaretti e i 20 anni del Commissario Montalbano

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Torna il Commissario Montalbano interpretato da Luca Zingaretti. In esclusiva su Rai1 due nuovi episodi tratti dai racconti di Andrea Camilleri. 

“L’altro capo del filo” e “Un diario del ‘43”, andranno in onda lunedì 11 e 18 febbraio 2019 in prima serata.

Che effetto le fa essere il Commissario Montalbano dopo 20 anni?

Non mi fa nessun effetto, è una cosa che ho voluto fortemente. Ripeto sempre che non siamo mai stati legati a nessun tipo di contratto, è sempre stato un desiderio ritrovarci e credo questo sia stato l’ingrediente fondamentale per il successo cosi longevo.

Luca Zingaretti come è cambiato in questi anni?

Luca Zingaretti è cambiato perché non è ringiovanito, e credo anche il personaggio che risente dell’età del suo autore. E di come è cambiato il paese. In questi anni ci imbattiamo in emergenze incredibili tra cui immigrazione e crisi economica che morde polpacci delle persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Senza tralasciare l’emergenza ambientale terribile, forse troppo sottovalutata. Sono tempi non serenissimi, speriamo che passino e che si trovino delle soluzioni.

Nella serie si parla di un tema di attualità, ovvero quello dell’immigrazione…

Non è un tema principale nelle storie, ma è il racconto. Il commissario Montalbano opera in una zona che è il primo sbarco, è la frontiera. Non si può ambientare qualcosa in Sicilia senza occuparci di questa drammatica vicenda umana,  questi poveretti che scappano da fame, carestie e guerre.

Essendo il commissario uno che si occupa di ordine pubblico è ovvio che se ne occupi. Poiché risulta un argomento scottante, tutti si preoccupano di sottolineare questo aspetto. Ma non è il centro della puntata, che si incentra sulla storia di un omicidio efferato che viene fatto in una sartoria e di li partono indagini.

Vent’anni di successo: sentite la responsabilità del pubblico di anno in anno?

Sentita dal primo momento. Questa capacità di non sederci sugli allori è uno degli ingredienti di questo amore per la serie.

Un successo non solo italiano ma anche mondiale…

E’una soddisfazione perché abbiamo conquistato non solo il 46% degli spettatori, risultato incredibile. Ma anche dei territori stranieri che erano impermeabili al prodotto televisivo italiano. Siamo andati lì e diventati un prodotto di culto. Spesso e volentieri a Londra, quando vado a vedere spettacoli teatrali, vengo fermato dalla gente e mi fa piacere. Sono un po’ increduli ma succede.

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Il Volo a Sanremo 2019

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Il Volo torna a Sanremo dopo quattro anni dal loro successo.

Ignazio Boschetto, Piero Barone e Gianluca Ginoble tornano sul palco dell’Ariston con “Musica che resta”.

Emozioni nel tornare al Festival di Sanremo?

Quest’anno celebriamo dieci anni di carriera. Quello dell’Ariston è il palco che ci ha fatto nascere e non potevamo non ritornare. In tanti si sono chiesti il motivo di questo ritorno pur avendo già vinto. Noi crediamo che la musica sia condivisione e la competizione non deve esistere. Tutti vogliono vincere, ma quello che conta è vincere nel cuore della gente. Siamo qui  per mostrarci meglio a chi non ci conosce bene con un brano più contemporaneo. Non solo per festeggiare il decennale.

A chi avete dedicato la vostra canzone?

Il nostro brano è dedicato a chi resta nella nostra vita.

Nel vostro prossimo disco ci saranno anche due inediti…

Due canzoni che parlano di storie d’amore come tutte le nostre canzoni.

Non è facile cantare argomenti politici e sociali e non abbiamo nemmeno l’esperienza per farlo.

Come vedete l’amore da ventenni? 

Ognuno lo vede a modo suo, ognuno ha la sua prospettiva, anche noi tre cantiamo la stessa canzone ma la interpretiamo in maniera diversa. Da ventenni tentiamo di emozionare le persone con la nostra voce.

Siete innamorati? 

Lo siamo sempre (sorridendo, ndr) ma non siamo sposati e non abbiamo figli.

Sul duetto del Festival cosa ci dite?

La Nannini era impegnata e saremo in gara con con Alessandro Quarta, un violinista che abbiamo conosciuto anni fa. Il suono del suo violino ben si fonderà con il nostro modo di cantare. Non abbiamo potuto scegliere un cantante altrimenti avremmo cantato 20 secondi a testa di canzone.

Il momento più emozionante della vostra carriera?

Dieci giorni fa con Papa Francesco: è stato l’evento più importante della nostra carriera e della nostra vita. Abbiamo saputo che guarda “Porta a porta” e ci ha scoperti lì . Ci guarderà a Sanremo e speriamo di ricevere il suo voto. Lui vuole dimostrare che siamo tutti uguali.

Con quale pezzo vi siete esibiti davanti al Papa? 

Con un Ave Maria speciale scritta per noi

Dopo Sanremo ci sarà il tour mondiale…

Inizierà a maggio dal Giappone. A giugno saremo a Matera, che verranno registrati e poi trasmessi da un canale americano. Poi ci sarà un tour italiano, estivo, europeo e americano.

Sanremo fa parte del decennale e poi ci sarà un altro disco che chiuderà il decennale.

Quanto sono importanti per voi le origini? 

Non bisogna parlarne ma bisogno ricordarle. Noi siamo molto attaccati alla nostra famiglia, siamo ragazzi normali e ogni giorno pensiamo alla famiglia e agli amici.

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Briga a Sanremo 2019

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Grande emozione per il debutto di Briga sul palco dell’Ariston.

Per la 69° edizione del Festival di Sanremo, il cantante ha esordito al fianco di Patty Pravo con il brano “Un po’ come la vita”.

Non appena è stata ufficializzata la sua partecipazione è giunto puntuale l’incoraggiamento di Maria De Filippi, con la quale ha vissuto l’esperienza di Amici.

Non soltanto Sanremo, ma anche progetti futuri.

In primis il nuovo album che uscirà venerdì 8 febbraio, dal titolo “IL RUMORE DEI SOGNI”.

21 brani di cui alcuni live e tre inediti “Sesso”, “Influencer” e “Un pò come la vita” canzone in gara alla 69^ edizione del Festival di Sanremo con Patty Pravo.

E poi l’instore tour che partirà l’11 febbraio.

Guarda il video sul canale Youtube

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Irama a Sanremo 2019

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Irama al Festival di Sanremo 2019 con il brano “La ragazza con il cuore di latta”.

Una delle canzoni che ha suscitato più interesse dopo il primo ascolto, dato il tema molto delicato, che sarà tra le attesissime novità dell’edizione speciale dell’album Giovani, già disco d’oro, dal titolo Giovani per sempre, in vendita dal prossimo 8 febbraio

Di questo ne ha parlato in conferenza stampa. Guarda il video sulla nostra pagina Facebook

Il testo della canzone

Fare l’amore è così facile credo

Amare una persona fragile meno

Linda è cresciuta con un cuore che non batte a tempo

E quando era piccola sognava di aggiustarsi dentro

Diceva di essere diversa

Cercava le farfalle lì appoggiata alla finestra

Vedeva i suoi compagni che correvano in cortile

E lei che non poteva si sedeva e ci pensava bene a cosa dire

E se ogni tanto le chiedevo come mai non giochi

Diceva siediti qui affianco ed indicava su

Io in quella nuvola ci vedo solo un cuore vero

Perché il mio a volte si dimentica e non batte più

Così cercando di salvarla

A sedici anni il suo papà le regalò un cuore di latta

Però rubò il suo vero cuore con freddezza

In cambio della vita

E non lo senti che

Questo cuore già batte per tutti e due

Che il dolore che hai addosso non passa più

Ma non sei più da sola ora siamo in due

Io ci sarò comunque vada

Ci sarò comunque vada

Fare l’amore è così facile credo

Amare una persona fragile meno

Linda è cresciuta così in fretta da truccarsi presto

Talmente in fretta che suo padre non fu più lo stesso

A scuola nascondeva i lividi

A volte la picchiava e le gridava soddisfatta

Linda sentiva i brividi quando quel verme entrava in casa sbronzo

E si toglieva come prima cosa solo la cravatta

E se ogni tanto le chiedevo come mai non esci

Diceva siediti qui affianco ed indicava su

Io in quella nuvola ci vedo solo un cuore vero

Adesso dimmi in quella accanto cosa vedi tu

Ma chi ha sofferto non dimentica

Può solo condividerlo se incrocia un’altra strada

Per ragazza più bella del mondo con il cuore di latta

   Sappi che io ci sarò 
Comunque vada

E non lo senti che

Questo cuore già batte per tutti e due

Che il dolore che hai addosso non passa più

Ma non sei più da sola ora siamo in due

Io ci sarò comunque vada

Ci sarò comunque vada

Fare l’amore è così facile credo

Amare una persona fragile meno

Linda è cresciuta con un cuore che non batte a tempo

Ma adesso dentro la sua pancia batte un cuore in più

E non lo senti che

Questo cuore già batte per tutti e due

Che il dolore che hai addosso non passa più

Ma non sei più da sola ora siamo in due

Io ci sarò comunque vada

Ci sarò comunque vada

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